Ryokan:
(1758-1831)
Ryokan
nacque nel 1758 nel villaggio portuale di Izumozaki, sulle coste del Mar
del Giappone. Fin da bambino Ryokan ricevette dal padre una severa educazione,
secondo l’etica confuciana, e degna del figlio di un samurai. Il
piccolo Ryokan era timido per natura e portato al silenzio. A causa del
suo amore nei confronti dello studio, i compagni lo chiamavano “lampada
di mezzogiorno”. A dodici anni divenne allievo del maestro confuciano
Omoru Shiyo, educatore famoso in tutto il paese. L’insegnamento
da lui ricevuto lasciò una impronta nel giovane Ryokan e costituì
una solida base per la sua formazione umana e letteraria. A diciotto
anni, il 18 luglio 1775, con una decisione improvvisa e che meravigliò
tutti, lasciò la casa paterna per entrare nel tempio Soto Zen Koshoji.
Lì rimase per quattro anni, come semplice laico, sotto la guida
del giovane maestro Genjo Haryo. All’età di ventidue anni
incontrò il famoso maestro Kokusen Dainin. Trascorse quindi dodici
anni come novizio nel monastero di Entsuij al fianco di Kokusen Dainin
ricevette da lui, all’età di trentadue anni il riconoscimento
(inka) di successione nel Dharma. La fine del noviziato significò
per Ryokan l’inizio di un lungo periodo di pellegrinaggio e di ricerca
interiore, che durò cinque anni. Nel 1796 decise di fare ritorno
al suo paese natio, ove vi trascorse otto anni prima di andare ad abitare
stabilmente nell’eremo di Gogoan. Per motivi di salute fu costretto
all’età di sessant’anni a trasferirsi presso il santuario
scintoista di Otogo. Nel 1826 all’età di sessantanove anni,
si trasferì nel villaggio Shimazaki per trascorrere gli ultimi
anni della sua vita, in mezzo alla sua gente.
Alcune
poesie:
“Molti
uomini diventano
prima monaci e poi
praticano lo zen. Ma io ho
praticato lo zen per molto
tempo, prima di diventare
monaco.”
Verso
lacrime,
pensando al modo
di alleviare
le sofferenze
degli uomini.
“Come
ricordo
voglio lasciare
i fiori della primavera,
il canto del cuculo d’estate
i colori dell’autunno.”
“Come
un fiore
colto al mattino
è il monaco Ryokan:
ma il suo ricordo
resterà per sempre.”
“Voglio
camminare nella retta Via,
per mille anni, come se fossero
un solo giorno.”
“Ricordo
gli anni passati a Entsuji,
la lunga sofferenza nella solitudine.
Al suo ricordo, verso lacrime di gratitudine,
tante da confluire nelle acque del ruscello.”
La
verità non la trovi leggendo
molti libri,ma in una sola parola.
Se mi chiedi cosa è questa parola:
conoscere realmente il tuo cuore.
“Dal
giorno della mia venuta in questo luogo
sono trascorsi molti anni.
Quando sono stanco, mi riposo;
quando sto bene, metto i sandali e cammino.
Non mi curo delle lodi degli altri,
non mi lamento del loro disprezzo.
Con questo corpo, ricevuto dai genitori,
mi abbandono al mio destino, gioiosamente.”
Tutti
i giorni, senza accezione,
vado a giocare coi bambini.
Porto due o tre palle nelle mie tasche;
sono un uomo inutile, ma felice,
in questa pace primaverile.
Yosa
Buson: (1716 – 1783)
Yosa Buson,
il cui vero nome era Taniguchi Buson, nacque in un sobborgo di Osaka nel
1716. Rimasto orfano di entrambi i genitori, a ventuno anni si recò
ad Edo (attuale Tokyo) per studiare pittura e poesia. Nel 1742 intraprese
un lungo viaggio nelle regioni del nord-ovest del Giappone. Nel 1751 si
stabilì a Kyoto; nel 1760 si sposo e si a notizie di una felice
vita matrimoniale. Buson fu un eccelente pittore e i suoi aiku riflettono
la sua abilità descrittiva ed il suo occhio pittorico. Egli si
ispira a Basho, ma, a differenza del suo maestro, non è guidato
da alcuna filosofia. Il suo stile è complesso e raffinato: ineguagliabili
sono la bellezza linguistica e la sensibilità compositiva dei suoi
versi. Buson morì nel 1783.
Alcune
poesie:
L’orchidea,
di notte
nasconde nel profumo
lo splendore del fiore.
Acqua
di primavera
leggero piede che passa
la intorbida.
Di
colui che aspetto
lontano suono di passi
su foglie cadute.
Caduti
i fiori
tra i rami degli alberi
il tempio appare.
Kobayaschi Issa: (1763 – 1828)
Issa
nacque a Kashiwabara (attuale Shinano) nel 1763; il suo vero nome era
Nobuyuki. La sua vita fu attraversata da una serie di vicissitudini alquanto
dolorose. La madre morì quando Issa era ancora bambino ed il padre
si risposo una seconda volta. I forti dissapori con la matrigna lo costrinsero
ad abbandonare la casa paterna al età di tredici anni. Si recò
a Edo (attuale Tokyo), dove, per molti anni, condusse una vita di stenti
e di miseria. Nel 1787 iniziò a frequentare la scuola di aiku “
katsushika” e a scrivere componimenti. Nel 1791, alla morte del
suo maestro, fu designato a succedergli. Ben presto, però, Issa
abbandonò l’incarico per intraprendere un viaggio nelle regioni
del sud-est del Giappone. Alla morte del padre 1801, benché il
poeta fosse il suo erede principale, la matrigna riuscì per oltre
tredici anni a tenerlo lontano dalle proprietà ereditate. Solo
nel 1814 egli poté stabilirsi nella casa paterna. Si sposo con
una giovane donna del luogo, dalla quale ebbe quattro figli. Sfortunatamente,
dopo pochi anni morirono sia la moglie che i bambini; anche la casa fu
distrutta in un incendio. Issa si sposo una seconda volta, e da questa
unione nacque una bambina. Issa morì all’età di sessantacinque
anni. Gli eventi della vita hanno lasciato un segno profondo nei suoi
haiku, che di frequente parlano di sentimenti relativi alle sue vicende
personali. Sentimenti che, pur rivolti ad aspetti tragici della vita,
sono evocati con uno spirito lieve e compassionevole o ironico ed umoristico,
ma mai rabbioso o aggressivo. Issa infatti, spinto fermamente dalla devozione
per la dottrina buddhista, mantenne sempre intatti l’animo fanciullesco
e l’amore per ogni manifestazione della vita.
Alcune
poesie:
C’ero
soltanto.
C’ero. Intorno
mi cadeva la neve.
Non
sa che taglieranno
l’albero – l’uccellino
prepara il nido.
Mondo
di rugiada
solo un mondo di rugiada
che svapora.
Il giorno
irrompe
il colore del cielo
si cambia d’abito.
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